Mancano pochi giorni al Natale
C’era la zia che organizzava
il pranzo di Natale
sempre più astiosa
e suo marito alcolizzato
e poi demente,
il figlio scapestrato
e l’altro figlio indolente,
la larva umana
e c’era la zia puttana,
l’ amante del prete
e il di lei marito
lo zio cornuto,
lui c’era saltuariamente
e i cugini stupidi,
l'uno perverso e l'altro scemo.
La mamma non c’era più
lei così dolce,
c’era stata solo i primi anni poi sparì,
annientata dalla giustizia di Dio …
ricordo la pianola elettrica
dove suonavo
"Fra' Martino campanaro"
il presepe immenso (cosi’ mi sembrava)
con i pastori piccoli
le luci e le casupole di cartone
nel grande salone
con le finestre sulla città
il mare in lontananza
e il balconcino che sovrastava
la grande villa rossa
ora circondata da palazzi
ma un tempo certamente solitaria
nella campagna;
ricordo la tovaglia decorata
la pasta al forno
l’ agnello e la frittura
la minestra di rinforzo
e anche quella di magro
i dolci di Natale,
duri come l’ ipocrisia e la cattiveria
che imperava silenziosa
e terminava di comporre il quadro.
Oggi il quadro è rotto, frantumato
o meglio, scomparso;
resta forse qualche scheggia qua e là
a dimostrare che nulla ha senso ...
e nulla resta.
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