mercoledì, maggio 10, 2006

27/2/2006 La battaglia di Isso - Mosaico dalla Casa del Fauno di Pompei - Museo Nazionale (Napoli)

27/2/2006 La battaglia di Isso - Mosaico dalla Casa del Fauno di Pompei - Museo Nazionale (Napoli)
La guerra di Piero
Dormi sepolto in un campo di grano, non e' la rosa, non e' il tulipano che ti fan veglia dall'ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi.
"Lungo le sponde del mio torrente voglio che scendano i lucci argentati, non più i cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente".
Così dicevi ed era d'Inverno e come gli altri, verso l'inferno te ne vai triste come chi deve ed il vento ti sputa in faccia la neve.
Fermati Piero, fermati adesso, lascia che il vento ti passi un po' addosso, dei morti in battaglia ti porti la voce, chi diede la vita ebbe in cambio una croce.
Ma tu non lo udisti ed il tempo passava con le stagioni a passo di "java" ed arrivasti a varcar la frontiera in un bel giorno di Primavera.
E mentre marciavi con l'anima in spalle vedesti un uomo in fondo alla valle che aveva il tuo stesso identico umore ma la divisa di un altro colore.
Sparagli Piero, sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora, fino a che tu non lo vedrai esangue cadere in terra a coprire il suo sangue.
"E se gli sparo in fronte o nel cuore soltanto il tempo avrà per morire, ma il tempo a me resterà per vedere, vedere gli occhi d'un uomo che muore".
E mentre gli usi questa premura quello si volta, ti vede, ha paura ed imbracciata l'artiglieria non ti ricambia la cortesia.
Cadesti a terra, senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato a chieder perdono per ogni peccato.
Cadesti a terra, senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che la tua vita finiva quel giorno e non ci sarebbe stato ritorno.
"Ninetta mia, crepare di Maggio ci vuole tanto, troppo coraggio.
Ninetta bella diritto all'Inferno avrei preferito andarci in Inverno".
E mentre il grano ti stava a sentire dentro le mani stringevi il fucile, dentro la bocca stringevi parole troppo gelate per sciogliersi al sole.
Dormi sepolto in un campo di grano, non e' la rosa, non e' il tulipano che ti fan veglia dall'ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi.
(Fabrizio de Andre')

martedì, maggio 09, 2006

Avellino - Villa - 9/5/2006

Avellino - Villa -  9/5/2006
A se stesso

Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T'acqueta omai. Dispera
L'ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l'infinita vanità del tutto.
(G. Leopardi - Canti)

1/5/06


Posso scrivere i versi più tristi stanotte.

Scrivere, per esempio. "La notte è stellata,
e tremano, azzurri, gli astri in lontananza".

E il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Io l'ho amata e a volte anche lei mi amava.

In notti come questa l'ho tenuta tra le braccia.
L'ho baciata tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi ha amato e a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Pensare che non l'ho più. Sentire che l'ho persa.

Sentire la notte immensa, ancor più immensa senza di lei.
E il verso scende sull'anima come la rugiada sul prato.

Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla.
La notte è stellata e lei non è con me.

Questo è tutto. Lontano, qualcuno canta. Lontano.
La mia anima non si rassegna d'averla persa.

Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che sbianca gli stessi alberi.
Noi, quelli d'allora, già non siamo gli stessi.

Io non l'amo più, è vero, ma quanto l'ho amata.
La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.

D'un altro. Sarà d'un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.

Ormai non l'amo più, è vero, ma forse l'amo ancora.
E' così breve l'amore e così lungo l'oblio.

E siccome in notti come questa l'ho tenuta tra le braccia,
la mia anima non si rassegna d'averla persa.

Benchè questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa,
e questi gli ultimi versi che io le scrivo.
(Pablo Neruda)

domenica, maggio 07, 2006

La Maddalena (Sassari) 23/6/2005


Altro effetto di luna

La trama del carrubo che si profila
nuda contro l'azzurro sonnolento,
il suono delle voci, la trafila
delle dita d'argento sulle soglie,

la piuma che si invischia, un trepestìo
sul molo che si scioglie
e la feluca già ripiega il volo
con le vele dimesse come spoglie.
(Eugenio Montale, Le occasioni; Parte prima)