giovedì, maggio 01, 2008

1°maggio1999-1°maggio2008 .... sono ancora qui

Voce giunta con le folaghe

Poiché la via percorsa, se mi volgo, è più lunga
del sentiero da capre che mi porta
dove ci scioglieremo come cera,
ed i giunchi fioriti non leniscono il cuore
ma le vermene, il sangue dei cimiteri,
eccoti fuor dal buio
che ti teneva, padre, erto ai barbagli,
senza scialle e berretto, al sordo fremito
che annunciava nell'alba
chiatte di minatori dal gran carico
semisommerse, nere sull'onde alte.

L'ombra che mi accompagna
alla tua tomba, vigile,
e posa sopra un'erma ed ha uno scarto
altero della fronte che le schiara
gli occhi ardenti e i duri sopraccigli
da un suo biocco infantile,
l'ombra non ha più peso della tua
da tanto seppellita, i primi raggi
del giorno la trafiggono, farfalle
vivaci l'attraversano, la sfiora
la sensitiva e non si rattrappisce.

L'ombra fidata e il muto che risorge,
quella che scorporò l'interno fuoco
e colui che lunghi anni d'oltretempo
(anni per me pesante) disincarnano,
si scambiano parole che interito
sul margine io non odo: l'una forse
ritroverà la forma in cui bruciava
amor di Chi la mosse e non di sè,
ma l'altro sbigottisce e teme che
la larva di memoria in cui si scalda
ai suoi figli si spenga al nuovo balzo.

- Ho pensato per te, ho ricordato
per tutti. Ancora questa rupe
tu tenta? Sì. la bàttima è la stessa
di sempre, il mare che ti univa ai miei
lidi da prima che io avessi l'ali,
non si dissolve. Io le rammento quelle
mie prode e pur son giunta con le fòlaghe
a distaccarti dalle tue. Memoria
non è peccato fin che giova. Dopo
è letargo di talpe, abiezione

che funghisce su sè... -
                                          Il vento del giorno
riluttante in un mezzo che respinge
le mie mani, e il respiro mi si rompe
nel punto dilatato, nella fossa
che circonda lo scatto del ricordo.
Così si svela prima di legarsi
a immagini, a parole, oscuro senso
reminiscente, il vuoto inabitato
che occupammo e che attende fin ch'è tempo
di colmarsi di noi, di ritrovarci...


(Eugenio Montale, La bufera; Parte quinta - Silvae)

mercoledì, aprile 30, 2008

Aut Tacere Aut Loquere Meliora Silentio

Aut Tacere Aut Loquere Meliora Silentio
Salvator Rosa - Autoritratto
National Gallery - Londra

Napoli - Museo di Capodimonte
Salvator Rosa, tra mito e magia
19 aprile - 29 giugno 2008

Salvator Rosa nacque all’Arenella il 21 o 22 luglio del 1615. Il padre, Vito Antonio de Rosa, morì quando egli era ancora bambino e la madre, Giulia Greco lasciò lui ed i sui fratelli in custodia al nonno, Vito Greco. Questi lo mandò a studiare in un convento di padri Scolopi per diventare prete, ma salvatore aveva interesse per l’arte ed iniziò ad apprenderne i primi rudimenti da uno zio materno per poi lavorare al fianco del cognato Francesco Fracanzano e successivamente con Aniello Falcone e Jusepe de Ribera. Nel 1634 si stabilì a Roma dove vi soggiornò per due anni, dove ebbe contatti con la scuola dei bamboccianti.
Tornato a Napoli si dedicò all’esecuzione di paesaggi che vendette per pochi soldi. Decise di soggiornare nuovamente a roma nel 1638, ospite del cardinale Francesco Maria Brancaccio che gli commissionò il dipinto l’incredulità di Tommaso per l’altare della di chiesa santa Maria della Morte a Viterbo. Salvatore si espresse anche in altri campi della creatività come la poesia, la recitazione e la musica.
Nel 1639, su invito del cardinale Giancarlo de Medici si stabilì a Firenze dove restò per otto anni, influenzando con la sua tecnica pittorica , numerosi artisti del tempo. In questo periodo compose il poema Il Malmantile Racquistato e durante il suo soggiorno a Volterra presso Giulio e Ugo Maffei, compose le sue satire:musica, poesia, pittura e guerra;nello stesso periodo fece il suo autoritratto, oggi esposto alla National Gallery a Londra.
Rosa fu anche soprannominato Salvator delle Battaglie per via delle numerose rappresentazioni pittoriche di grandiose scene di battaglia. Suggestive sono anche le sue opere dal tono esoterico e magico come streghe e incantesimi (1646, Natonal Gallery) ed i temi allegorici e filosofici (la fortuna, Paul Getty museum).
Fatto ritorno a Napoli nel 1646, simpatizzò per l’insurrezione popolare guidata da Masaniello e si dice che partecipò assieme ad altri pittori come Falcone, Porpora e Domenico Vaccaro alla compagnia della morte, così detta perchè i suoi affiliati uccidevano gli spagnoli nelle strade della città per vendicarsi della morte di un loro amico. Disciolta la compagnia, per l’arrivo a Napoli degli austriaci, Rosa fuggì a Roma dove realizzò alcuni dipinti improntati verso un gusto di tipo classico come la morte di Socrate. Durante gli ultimi anni di vita dipinse due opere a soggetto mitologico-morale: humana fragilitas ( Fizwilliam museum di Cambridge) e lo spirito di samuele evocato davanti a Saul dalla strega Endsor, oggi esposto al Louvre di Parigi. Morì a roma il 15 dicembre 1673 e fu sepolto in Santa Maria degli Angeli.

Patty Pravo- Ragazzo triste (1966)