sabato, aprile 15, 2006

Faro di Capo Testa (Sassari) 22/6/2005


Il Dolore è un Topo -
E sceglie l'Intercapedine nel Petto
Come Schiva Dimora -
E rende vano il cercarlo -
Il Dolore è un Ladro - lesto ad allarmarsi -
Aguzza l'Orecchio - per udire una voce
In quella Vasta Oscurità -
Che trascinò la Sua Esistenza - nell'ombra -

Il Dolore è un Giocoliere - il più ardito nel Gioco -
Perché se fosse esitante - l'occhio che passa
Coglierebbe i suoi Lividi - Uno - per dire - o Tre -
Il Dolore è un Ghiottone - parco nei Suoi piaceri -

Il Dolore migliore è Senza parole - prima di parlare -
Si farebbe bruciare sulla Pubblica piazza -
Le Sue Ceneri - parleranno
Forse - se rifiutano - Come sapere allora -
Visto che nemmeno la Tortura otterrebbe una sillaba - ora

Grief is a Mouse -
And chooses Wainscot in the Breast
For His Shy House -
And baffles quest -
Grief is a Thief - quick startled -
Pricks His Ear - report to hear
Of that Vast Dark -
That swept His Being - back -

Grief is a Juggler - boldest at the Play -
Lest if He flinch - the eye that way
Pounce on His Bruises - One - say - or Three -
Grief is a Gourmand - spare His luxury -

Best Grief is Tongueless - before He'll tell -
Burn Him in the Public square -
His Ashes - will
Possibly - if they refuse - How then know -
Since a Rack could'nt coax a syllable - now
(Emily Dickinson)

giovedì, aprile 13, 2006

Chiostro di San Giovanni in Laterano (Roma) 7/1/2006

Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida

a K.
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida
scorta per avventura tra le pietraie d'un greto,
esiguo specchio in cui guardi un'ellera e i suoi corimbi;
e su tutto l'abbraccio di un bianco cielo quieto.

Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un'anima ingenua,
vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.

Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma,
e che il tuo aspetto s'insinua nella memoria grigia
schietto come la cima di una giovane palma...
(Eugenio Montale - Ossi di seppia)

lunedì, aprile 10, 2006

Piazza Navona (Roma) 3/1/2006


Giorno e notte

Anche una piuma che vola può disegnare
la tua figura, o il raggio che gioca a rimpiattino
tra i mobili, il rimando dello specchio
di un bambino, dai tetti. Sul giro delle mura
strascichi di vapore prolungano le guglie
dei pioppi e giù sul trespolo s'arruffa il pappagallo
dell'arrotino. Poi la notte afosa
sulla piazzola, e i passi, e sempre questa dura
fatica di affondare per risorgere eguali
da secoli, o da istanti, d'incubi che non possono
ritrovare la luce dei tuoi occhi nell'antro
incandescente - e ancora le stesse grida e i lunghi
pianti sulla veranda
se rimbomba improvviso il colpo che t'arrossa
la gola e schianta l'ali, o perigliosa
annunziatrice dell'alba,
e si destano i chiostri e gli ospedali
a un lacerìo di trombe...
(Eugenio Montale, Finisterre)

Posillipo e Riviera di Chiaia (Napoli) 14/11/2004

Posillipo e Riviera di Chiaia (Napoli) 14/11/2004 Barche amorrate
...
Le vele le vele le vele
Che schioccano e frustano al vento
Che gonfia di vane sequele
Le vele le vele le vele!
Che tesson e tesson: lamento
Volubil che l'onda che ammorza
Né l'onda volubile smorza...
Né l'ultimo schianto crudele...
Le vele le vele le vele
(Dino Campana)

La Sciumara e la Baia di Mezzo Schifo - Palau (Sassari) 26/6/2005


Whether my bark went down at sea -
Whether she met with gales -
Whether to isles enchanted
She bent her docile sails -
By what mystic mooring
She is held today -
This is the errand of the eye
Out upon the Bay.

Se la mia barca sprofondò nel mare -
Se incontrò tempeste -
Se a isole incantate
Piegò le sue docili vele -
Da quale mistico ormeggio
È trattenuta oggi -
Questo è il compito dello sguardo
Fuori sulla Baia.
(Emily Dickinson)


LA Baia Tranquilla

Getta l'ancora, amor mio:
non un'onda in questa baia.
Quale assiduo sciacquìo
fanno l'acque tra la ghiaia!

Vien dal lido solatìo,
vien di là dalla giuncaia,
lungo vien come un addio,
un cantar di marinaia.

Tra le vetrici e gli ontani
vedi un fiume luccicare;

uno stormo di gabbiani
nel turchino biancheggiare;
e sul poggio, più lontani,
i cipressi neri stare.

Mare ! mare!
dolce là, dal poggio azzurro,
il tuo urlo e il tuo sussurro.
(Giovanni Pascoli - Myricae)


Il Trieste

L' incrociatore Trieste rimase ancorato per oltre un anno nella baia di Mezzo Schifo di fronte alla Sciumara ed i marinai ebbero così modo di stringere forti legami con la popolazione, i palaesi avevano adottato i 700 uomini del Trieste;il 10 aprile 1943 scattò l' improvviso attacco degli aerei anglo-americani, 32 BOEING B-24 LIBERATOR scaricarono i loro colpi sul Trieste che indifeso (nessuna contraerea si era levata in volo da Olbia e poco potevano fare le batterie antiaeree situate sulla fortezza di Monte Altura , da dove e' stata fatta la foto, con un armamento non idoneo a colpire gli aerei veloci, dotati di blindatura e che volavano ad alta quota) e immobile per mancanza di combustibile fu squarciato da un numero imprecisato di bombe che scatenarono numerosi incendi a bordo. L' incrociatore si rovesciò e affondò in breve tempo a 18 mt. di profondità. Morirono un centinaio di uomini.
Il relitto fu radiato nel '46 dai Quadri del Naviglio Militare fu venduto per 350 milioni delle vecchie Lire ad una società milanese di recuperi sottomarini che dopo vani tentativi (mancanza di tenuta stagna) solo 5 anni dopo riesce a recuperarlo e a rivenderlo nel 1952 alla Marina Spagnola che voleva trasformarlo in portaerei ma vi rinunciò alla fine degli anni '50.

domenica, aprile 09, 2006

La Sciumara - Palau (Sassari) 27/6/2005


Oggi su quella spiaggia deserta
non c'era traccia di vita umana
e ho pensato a tutte le persone
che mi hanno amato
e che non ci sono più .... ho pensato a te.

Capo Caccia - Alghero (Sassari) 1/7/2005


Riviere,
bastano pochi stocchi d'erbaspada
penduli da un ciglione
sul delirio del mare;
o due camelie pallide
nei giardini deserti,
e un eucalipto biondo che si tuffi
tra sfrusci e pazzi voli
nella luce;
ed ecco che in un attimo
invisibili fili a me si asserpano,
farfalla in una ragna
di fremiti d'olivi, di sguardi di girasoli.

Dolce cattività, oggi, riviere
di chi s'arrende per poco
come a rivivere un antico giuoco
non mai dimenticato.
Rammento l'acre filtro che porgeste
allo smarrito adolescente, o rive:
nelle chiare mattine si fondevano
dorsi di colli e cielo; sulla rena
dei lidi era un risucchio ampio, un eguale
fremer di vite,
una febbre del mondo; ed ogni cosa
in se stessa pareva consumarsi.

Oh allora sballottati
come l'osso di seppia dalle ondate
svanire a poco a poco;
diventare
un albero rugoso od una pietra
levigata dal mare; nei colori
fondersi dei tramonti; sparir carne
per spicciare sorgente ebbra di sole,
dal sole divorata…
Erano questi,
riviere, i voti del fanciullo antico
che accanto ad una rósa balaustrata
lentamente moriva sorridendo.

Quanto, marine, queste fredde luci
parlano a chi straziato vi fuggiva.
Lame d'acqua scoprentisi tra varchi
di labili ramure; rocce brune
tra spumeggi; frecciare di rondoni
vagabondi…
Ah, potevo
credervi un giorno, o terre,
bellezze funerarie, auree cornici
all'agonia d'ogni essere.
Oggi torno
a voi più forte, o è inganno, ben che il cuore
par sciogliersi in ricordi lieti - e atroci.
Triste anima passata
e tu volontà nuova che mi chiami,
tempo è forse d'unirvi
in un porto sereno di saggezza.
Ed un giorno sarà ancora l'invito
di voci d'oro, di lusinghe audaci,
anima mia non più divisa. Pensa:
cangiare in inno l'elegia; rifarsi;
non mancar più.
Potere
simili a questi rami
ieri scarniti e nudi ed oggi pieni
di fremiti e di linfe,
sentire
noi pur domani tra i profumi e i venti
un riaffluir di sogni, un urger folle
di voci verso un esito; e nel sole
che v'investe, riviere,
rifiorire!
(Eugenio Montale, Ossi di seppia; Riviere)

Danzatrici dalla Villa dei Papiri di Ercolano - Museo Nazionale (Napoli) 26/2/2006



Non dormo ho gli occhi aperti per te,
guardo fuori, guardo intorno,
come è gonfia la strada di polvere e vento, nel viale del ritorno.
Quando arrivi, quando verrai per me,
guarda l’angolo del cielo,dove è scritto il tuo nome,
ed è scritto nel ferro del cerchio di un anello.
E ancora mi innamora e mi fa sospirare così, adesso e per quando tornerà l’incanto…
E se mi trovi stanco, e se mi trovi spento,
se il meglio è già venuto e non ho saputo tenerlo dentro me.
I vecchi già lo sanno il perché, e anche gli alberghi tristi,
che troppo per poco e non basta ancora ed è una volta sola.
E ancora proteggi,la grazia del mio cuore, adesso e per quando tornerà l’incanto,
l’incanto di te, di te vicino a me.
Sassi nelle scarpe e polvere sul cuore,
freddo nel sole,e non bastan le parole.
Mi spiace se ho peccato,mi spiace se ho sbagliato,
se non ci sono stato,se non sono tornato.
Ma ancora proteggi la grazia del mio cuore,adesso e per quando tornerà nel tempo,
il tempo per partir,il tempo di restare,
il tempo di lasciare,il tempo di abbracciare,
ricchezza e fortuna in pene e in povertà
nella gioia e nel clamore,nel lutto e nel dolore,
nel freddo e nel sole,nel sonno e nel rumore,
ovunque proteggi la grazia del mio cuore,
ovunque proteggi la grazia del tuo cuore..
Ovunque proteggi, proteggimi nel male,
ovunque proteggi la grazia del tuo cuore..
(Vinicio Capossela)

Procida (Napoli) 18/8/2005



Nessuno è padrone della vita degli altri ...
Ognuno può decidere per la propria.
Nessuno si illuda però di non fare agli altri del male,
andando per la sua strada in compagnia
degli alibi più improbabili,
o percorrendo ancora la tua strada
e continuando ad approfittarsi di te.
Vorresti ... finalmente, smettere di piangere,
per chi non ha mai pianto sul serio per te
e probabilmente non è capace di farlo per nessuno.

(Agosto 2005)