sabato, agosto 02, 2008

Di un Ferragosto metropolitano

Porta Ticinese - Milano

La siepe di oleandri
che nasconde il muro di periferia
mi ricorda il tuo giardino.
Oggi non esiste più.
Ma allora, nella controra,
passeggiando in via Monterosa lo notai
curato, dietro gli oleandri
che lo celavano
a ogni sguardo distratto.
Le persiane abbassate
e le finestre aperte
erano un segno di presenza
insolito nella caligine che ovattava
il feroce deserto estivo di Milano.
Pensai di fermarmi e bussare,
di certo ci accomunava quella
ossessiva ricerca di solitudine
finalmente raggiunta nella città ostile;
ma ho proseguito e il pomeriggio
è trascorso al parco di via Pagano
a leggere Calvino
aspettando un segno di vita
che non arrivò.
Ora fai parte anche tu della folla
di morti/scomparsi della mia vita
e non ti ho mai conosciuto
perciò ripenso a te con un sorriso.

lunedì, luglio 28, 2008

Nostra Signora dell' Ipocrisia



Alla fine della baldoria c'era nell'aria un silenzio strano
qualcuno ragliava con meno boria e qualcun altro grugniva piano.
Alle sfilate degli stilisti si trasgrediva con meno allegria
ed in quei visi sazi e stravisti pulsava un'ombra di malattia.
Un artigiano di scoop forzati scrisse che Weimar già si scorgeva
e fra biscotti sponsorizzati videro un anchorman che piangeva
e poi la nebbia discese a banchi ed il barometro segnò tempesta
ci svegliammo più vecchi e stanchi, amaro in bocca, cerchio alla testa.
Il Mercoledì delle Ceneri ci confessarono bene o male
che la festa era ormai finita, è ormai lontano il Carnevale.
E proclamarono penitenza e in giro andarono col cilicio
ruttando austeri:" ci vuol pazienza, siempre adelante, ma con juicio ".
E fecero voti con faccia scaltra a Nostra Signora dell'Ipocrisia
perché una mano lavasse l'altra, tutti colpevoli e così sia
e minacciosi ed un po' pregando incenso sparsero al loro dio
sempre accusando, sempre cercando il responsabile, non certo io.
La domenica di mezza Quaresima fu processione di etere di stato
dai puttanieri a diversi pollici, dai furbi del " chi ha dato, ha dato".
Ed echeggiarono tutte le sere come rintocchi schioccanti a morto
Amen, Mea Culpa e Miserere, ma neanche un cane che sia risorto.
E i cavalieri di tigri a ore e i trombettieri senza ritegno
inamidarono un nuovo pudore, misero a lucido un nuovo sdegno
si andò alle prime con casto lusso e i quiz pagarono sobri milioni
e in pubblico si linciò il riflusso per farci ridiventare buoni.
Così domenica dopo domenica fu una stagione davvero cupa
quel lungo mese della quaresima rise la iena, ululò la lupa,
stelle comete ed altri prodigi facilitarono le conversioni
mulini bianchi tornaron grigi, candidi agnelli certi ex leoni.
Soltanto i pochi che si incazzarono dissero che era l'usato passo
fatto dai soliti che ci marciavano per poi rimetterlo sempre là, in basso.
Poi tutto tacque, vinse ragione, si placò il cielo, si posò il mare,
solo qualcuno in resurrezione, piano, in silenzio, tornò a pensare.
(F. Guccini -Parnassius Guccinii - Video)